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SABATO 13

Nuovo Mondo. Dialogo tra i paesaggi d’America e i paesaggi italiani

Luogo: Salone della Basilica 🔗

Orario: 12:00

Durata: 1 ora

Relatori:

Sara Gangemi

Dottore di Ricerca in Progettazione dell’Ambiente e del Paesaggio, attualmente insegna presso il Politecnico di Milano. Lavora come senior landscape architect presso Stefano Boeri Architetti. Si occupa di processi complessi di trasformazione urbana e spazio pubblico, progetti curatoriali e di ricerca legati al tema paesaggio-partecipazione.

Valerio Morabito

Architetto e professore all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e all’Università della Pennsylvania, ha all’attivo numerose pubblicazioni e ricerche. Tra i suoi lavori più originali, una serie di disegni di città americane, luoghi reali ma raccontati attraverso segni, tracce e simboli. Pensate come organismi che crescono, falliscono, si ridefiniscono, si adattano.

Claudio Bertorelli

Ha una formazione ibrida per definizione e una naturale inclinazione di ricerca verso i paesaggi del contemporaneo. Dagli studi classici alla facoltà di Ingegneria di Trieste, dove ha svolto attività didattica e fondato LAST – laboratorio di produzione dei master post-lauream, fino alla creazione delle due strutture Centro Studi Usine (2002) e Aspro Studio (2003), con le quali ha portato a termine molti interventi costruiti e processi di rigenerazione urbana e sociale. Dal 2007 al 2013 ha ideato e diretto Comodamente, primo festival in Italia andato in scena in soli luoghi dismessi, mentre nel 2010 ha ideato, in collaborazione con Fuoribiennale, Provincia Italiana. Dal 2014 al 2016 è stato direttore della Fondazione Francesco Fabbri, e nel 2017 è stato invitato come esperto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo a dare il proprio contributo alla prima piattaforma nazionale “Futuro Periferie”. Ha contribuito alla stesura dei contenuti della nuova Legge Regione Veneto sul “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana”.

La scoperta dell’America segna l’avvio di una nuova modernità. Da quel momento la dis-misura delle distese naturali, la crescita verticale delle città e persino le tele astratte di Mark Rothko trovano nel paesaggio una chiave di lettura interiore che perturba la culla dell’immaginario europeo. A tal punto da provocare un’inversione attesa come l’uovo di Colombo e la nascita di un fascino reciproco tra le sponde dell’Oceano: che dura ancora oggi e si manifesta nelle mille facce del progetto, da quella più effimera (pare che Sergio Leone abbia girato alcune scene da Far West nel paesino sardo di San Salvatore) a quella iper realistica che spinge gli americani a perdersi nelle campagne e nei centri storici del Bel Paese. 

Anche in questo caso il Paesaggio è un (nuovo) mondo di relazioni in equilibrio tra identità e differenze.

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