Tra America e Italia, tra cinema e serie televisive, il racconto della criminalità organizzata di stampo mafioso (in senso lato) ha dato origine ad alcuni grandi romanzi seriali, che hanno saputo egregiamente cogliere caratteristiche e contraddizioni della società del tempo. In che modo e quanto queste opere hanno cambiato la percezione della comunità italiana all’estero?
Prima di Suburra, prima di Gomorra, vi fu Romanzo Criminale (Sky, NOW). La prima grande serie italiana moderna (2008-2010), ovviamente crime. Una serie, per così dire, spartiacque, divisa in 2 stagioni, per un totale di 22 episodi. Prodotta da Cattleya e basata sull’omonimo romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo (che assieme a Leonardo Valenti e Barbara Petronio firma anche la sceneggiatura), ne rappresenta il secondo adattamento dopo il film diretto da Michele Placido (2005). Che ha collaborato anche per la serie televisiva come consulente artistico.
Romanzo Criminale – La serie è da subito un successo di pubblico e di critica. Diviene, anzi, un vero e proprio spartiacque nella produzione seriale italiana. Il prima, a parte qualche rarissima eccezione (vedi la quasi coeva Boris) è legato a vecchi stilemi di forma e contenuto. Rispondenti ad un’idea molto tranquillizzante e casalinga – nel senso della famiglia tradizionale – di fiction.
Il dopo, invece, porta alla realizzazione di show come Suburra – La serie, Faccia d’angelo e ZeroZeroZero – show di cui poter andare orgogliosi, finalmente, anche all’estero (Gomorra – La serie). E show che hanno, guarda caso, per protagonisti dei fuorilegge. Esattamente come il loro capostipite: Romanzo Criminale – La serie.
Che storia racconta Romanzo Criminale?
La storia di Romanzo Criminale racconta genesi, gloria e decadenza della Banda della Magliana, nota organizzazione criminale attiva a Roma indicativamente dal 1977 al 1992. In quegli anni la banda sembrò riuscire nell’impresa – fino ad allora ritenuta impossibile – di imporsi e dettare legge nel mondo del malaffare della capitale. Una capitale, Roma, che notoriamente non aveva e non voleva capi. Ovvero boss.
Protagonisti della romanzata vicenda, a metà tra fatti di cronaca e licenza narrativa, i leader della banda: il Libanese(Francesco Montanari), il Freddo (Vinicio Marchioni) e il Dandi (Alessandro Roja). Assieme a loro tutti gli altri componenti criminali che gravitano attorno alla Magliana. Val la pena citare, anche solo per la pittoresca evocatività dei loro nomi (per così dire) d’arte: il Bufalo, Fierolocchio, Scrocchiazeppi, Sergio e Ruggero Buffoni, il Sorcio, il Nero, Nembo Kid, Trentadenari, Ricotta, il Sardo, il Terribile, Zio Carlo…
A loro invece si contrappone il commissario Scialoja (Marco Bocci). Il primo ad intuire la nascita di un’unica grande organizzazione in una città solitamente divisa tra tante piccole batterie, a controllare droga, azzardo e prostituzione. E, in seguito, il primo a teorizzare una collusione tra la banda e i servizi segreti deviati del Paese.
Uno spartiacque nella produzione seriale italiana
Sullo sfondo di Romanzo Criminale – La serie, i principali avvenimenti storici dell’Italia (e non solo) di quel periodo. Dal rapimento Moro alla caduta del muro di Berlino, dalla strage alla stazione di Bologna alla vittoria ai Mondiali di calcio dell’82, dagli anni di piombo alla comparsa dell’AIDS… La serie è estremamente curata nella ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca: ambienti esterni, macchine, interni di case e locali, vestiti, acconciature, telegiornali… Il tutto sottolineato da un’adeguata (a quegli anni, s’intende) colonna sonora. Anche se – a onor del vero – qualcuno sulla scelta delle automobili ha avuto da ridire: pare che una Mercedes W126 e una Porsche 911 Cabrio fossero presenze non storicamente accurate, almeno per una manciata di anni. E per alcuni questa pare essere una cosa rilevante. Ma dov’è finita la cara vecchia sospensione d’incredulità?
La fiction italiana, storicamente, ha spesso e volentieri affrontato l’ambito delinquenziale dalla prospettiva delle forze dell’ordine: carabinieri, poliziotti, ispettori e detective vari (tra cui preti, nonni in pensione e maestre elementari!). Che il protagonista sia dalla parte del Bene appartiene a quell’aspetto ‘rassicurante’ di cui si accennava sopra. Romanzo Criminale inaugura, nell’ambito della serialità italiana, la figura del gangster antieroe. Conferendogli un’estetica e uno spessore psicologico del tutto inediti.
Certo, la figura dell’antieroe è andata sostituendo quella dell’eroe positivo un po’ in tutta la narrativa seriale americana (I Soprano, Breaking Bad) e dunque europea. Ma è altrettanto vero che le prime grandi produzioni seriali italiane che ambivano a una distribuzione all’estero hanno giocato da subito la carta crime. Che contraddistingue sia la storia del nostro paese sia la visione che del nostro paese hanno, ad esempio, molto americani. Altre nazioni europee dovrebbero ad esempio faticare non poco per affermare una propria tradizione criminale. Noi invece, tra mafia, mafia del Brenta, ‘ndrangheta, banda della Magliana, camorra, Brigate Rosse ecc. non abbiamo che l’imbarazzo della scelta.
Una storia crime, dal punto di vista dei criminali
Tra i maggiori punti di forza di Romanzo Criminale – La serie vi sono senza dubbio l’ottima sceneggiatura e la grande prova attoriale di protagonisti e comprimari. La scommessa di puntare su un cast di giovani attori allora emergenti, affiancati da qualche caratterista di rilievo (vedi Marco Giallini e Ninetto Davoli) è stata assolutamente vincente.L’evoluzione delle figure centrali della banda – Libanese, Freddo e Dandi – caratteri invero molto diversi tra loro, è umanamente irresistibile. Ciascuno mette a nudo la propria forza, la propria fragilità, una sorprendente purezza e l’inevitabile abiezione, in un crescendo dal ritmo tragicamente serrato.
Della banda, nella prima stagione, si racconta la genesi e l’ascesa per così dire gloriosa. Nella seconda invece, assieme al declino e all’inevitabile destino di morte che sempre più aleggia sui componenti, dei tre protagonisti si mostrano – tramite flashback – i retroscena giovanili delle rispettive esistenze criminali. E quei traumi adolescenziali, strano a credersi, ancora echeggiano nella loro coscienza – o in quel che ne rimane.
Di questi assassini, ladri, rapitori, rapinatori e trafficanti, sono poi irresistibili i fantastici dialoghi. Dove il romanesco padroneggia con tutta la sua spavalderia evocativa, solenne e canzonatoria al contempo. “Piàmose Roma” – “’A liquidazione noialtri la damo in piombo” – “’Sta banda nun se scioglie con un par de vaffanculo” – “A Roma noi gli ordini nun li piamo, li damo”… Tutto questo accattivante e musicale sentenziare rende bene l’idea della scanzonata volontà di potenza che li anima, sprezzante dell’ordine sociale e consapevole delle inevitabili conseguenze che, prima o dopo, per tutti – nessuno escluso – sbucano da dietro l’angolo: galera o morte.
Romanzo Criminale: una scommessa vinta
Assieme alla perfetta caratterizzazione dei personaggi, vi è poi la magistrale – se comparata al livello medio della serialità italiana – regia di Stefano Sollima (Gomorra – La serie), frenetica, coinvolgente e attenta ai dettagli. Soprattutto musicali: da “You make me feel” di Jimmy Sommerville (pezzo sul quale si apre una divertente discussione tra i protagonisti che a questa “merda de frocio” preferiscono Claudio Baglioni) a “Tutto il resto è noia” del mitico Franco Califano (presente nella serie come personaggio interpretato da Fiorello, che canta proprio questa canzone al matrimonio di Scrocchiazeppi)…,
L’atmosfera culturale e politica del tempo era già ben condensata nel romanzo di De Cataldo, e dal film di Placido. Da cui Romanzo Criminale – La serie si discosta però compiendo diverse modifiche sostanziali. Modifiche che servono a intrecciare ancor più, nella finzione, ciò che già era ben legato nella realtà storica: le varie connessioni tra la Banda della Magliana e Cosa nostra, la Camorra, il terrorismo nero e i servizi segreti deviati…
Il tutto è un interessante spaccato sul lato oscuro dei meccanismi di potere di allora e dei suoi neri protagonisti. Spaccato che, per quanto romanzato o mitizzato, racconta un’epoca che non è poi così distante dalla nostra. Romanzo Criminale – La serie è inoltre la prima vera scommessa produttiva di un crime seriale italiano. Scommessa che ha permesso in seguito lo strepitoso successo di Gomorra nel mondo. E che ha dato inizio ad un filone – il crime seriale italiano, per l’appunto – che vanta tuttora eccellenti produzioni.